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Un impianto di addolcimento rende l’acqua potabile?

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Ti farò una semplicissima domanda, spero tu sappia rispondere correttamente.
Un impianto di addolcimento rende l’acqua potabile?

Risposte:
– cavolo no!
– sicuro e con un retrogusto alla fragola.
– passavo di qui per caso.
– Certo! E il sole gira intorno alla terra.

Bravissimo!
Non ti sei fatto imbrogliare!

Per quelli che non hanno risposto perché in dubbio, direi di partire dalle basi quindi cerchiamo di capire cos’è la durezza.
Le acque che scorrono nelle tue tubature sono ricche di atomi e molecole in forma ionica.
Cosa?
Ok, diciamo per semplificare che se ti dico che c’è del ferro in acqua, non devi immaginarti barre di ferro solido trasportate dalla corrente, ma le sue forme ioniche Fe2+ e Fe3+.
Meglio così?

Normalmente questi metalli ed i sali sono solubili e restano disciolti in acqua, ma se la temperatura aumenta, avvengono processi di precipitazione ed aggregazione che vanno a formare incrostazioni di calcare provocando un graduale accumulo di carbonati di calcio magnesio, ferro etc. 

Immagina questo processo che dura da anni nei tubi di casa tua…
Quindi le incrostazioni calcaree sono generate dalla precipitazione di sali  (soprattutto calcio e magnesio) che costituiscono la “durezza” dell’acqua.
Questo fenomeno è molto rapido con l’acqua calda ma si verifica anche nell’acqua fredda col passare del tempo.

Ma questi accumuli di calcare in fondo cosa potranno mai causare?
Ecco a te un breve elenco dei fastidi imputabili all’accumulo di calcare:
– maggior consumo di energia per il riscaldamento a causa dell’ostruzione dei tubi e dallo sfavorevole passaggio di calore.
– danni causati agli elettrodomestici. Sono sicuro che tu sappia già qualcosa, e anche in questo caso si consuma più energia, fino al 30%! Tralasciando il fatto che si romperà prima del dovuto…
– un consumo più elevato di detergenti e saponi a causa di una limitazione dell’azione sgrassante riducendo la formazione di schiuma.
– capi bianchi rovinati o comunque ingrigiti prematuramente.
– In ultimo non dimentichiamoci che parliamo di circuiti idraulici, dove ovviamente scorre l’acqua che usi per cucinare, bere e lavarti… qui il calcare causa una proliferazione di batteri tra i quali la pericolosa LEGIONELLA.

SISTEMA DI ADDOLCIMENTO A SCAMBIO IONICO

Una volta appurato che il calcare proprio bene non fa, come possiamo toglierlo, o meglio ridurlo a valori idonei?
Esistono impianti specifici chiamati ADDOLCITORI.
Un primo tipo è l’addolcitore a “scambio ionico”, un apparecchio che utilizza la capacità di alcune resine di scambiare degli ioni brutti con altri meno brutti.
Il secondo è un filtro anticalcare magnetico, si chiama così perché ovviamente ha un magnete a cui spetta il compito di trasformare il calcare, non di eliminarlo. 
Questo è l’aspetto sostanzialmente diverso rispetto al primo, il filtro magnetico, non modifica le proprietà organolettiche dell’acqua, ma attraverso il campo magnetico agisce sulla forma delle molecole di carbonato di calcio, favorendone la solubilità in acqua.

Più tecnicamente, e giusto per usare qualche parolone con gli amici:
Questo campo magnetico trasforma la forma Calcite in forma Aragonite, che ha la stessa formula chimica della calcite, ma che a differenza della prima non lascia quell’antipatica patina bianca sulle tue stoviglie.
L’Aragonite poi viene eliminata dallo scorrere dell’acqua che, indipendentemente dalla lunghezza dell’impianto, non rimane depositata, proprio perché disciolta.

Torniamo ora al primo tipo di addolcitore, quello a RESINE.
Esistono vari tipi di resine che vengono usate nell’addolcimento delle acque.
In funzione al tipo del tipo di ioni che sostituiscono o scambiano, si distinguono in: 
– cationiche (scambio di ioni +)
– anioniche (scambio di ioni -)

Le prime sono largamente impiegate per l’addolcimento, infatti queste resine catturano dall’acqua gli ioni positivi del calcio (Ca++) e magnesio (Mg++) e rilasciano lo ione sodio (Na+).
Poiché come abbiamo già visto, le incrostazioni calcaree sono generate dalla precipitazione dei sali di calcio e magnesio, se li sostituiamo con altri sali, come quelli di sodio (non incrostanti) freghiamo il calcare ed evitiamo tutte le controindicazioni dovute a questi depositi!

Lo stesso principio di funzionamento lo hanno le resine a scambio anionico.
Queste vengono utilizzate ad esempio per rimuovere il nitrato (NO3–), sostituito con lo ione cloruro (Cl–).

Ma come funziona questo tipo di addolcitore?
L’acqua brutta, cattiva e DURA viene fatta passare attraverso queste RESINE CATIONICHE così i sali di calcio e magnesio magicamente si trasformano in sali di sodio rendendo l’acqua in uscita “addolcita” e socialmente accettata…

Gli Addolcitori domestici
Gli addolcitori utilizzati a casa nostra destinati a trattare acque potabili e non di impianti tecnologici, hanno una centralina destinata alla disinfezione delle resine, che opera durante la fase di rigenerazione delle stesse.
Questi addolcitori hanno una valvola attraverso la quale si miscela una parte dell’acqua a monte dell’impianto con quella trattata, per regolare il grado di durezza finale, che NON DEVE ESSERE ZERO!
La legislazione attuale consiglia per le acque sottoposte a trattamento di addolcimento, un valore residuo di durezza pari a 15°F.

PERCHÉ ABBIAMO IL CALCARE
Chi ha reso l’acqua dura?
Cioè, non possiamo avere acqua gentile, leggera e DOLCE?
NO.

L’acqua infatti nel suo ciclo idrico attraversa vari strati di terreno, qui si arricchisce e si appropria di sostanze importanti per la nostra salute, i sali minerali, in concentrazioni variabili di zona in zona.
Per questo si parla di “acqua di Roma” o di “Acqua di Milano”, in quanto la loro composizione organolettica differisce in modo sostanziale.
Come spiegato, l’acqua domestica contiene molte sostanze nutritive FONDAMENTALI per il nostro organismo. Queste devono essere presenti entro dei limiti di concentrazione studiati e normati a livello europeo e mondiale.
Quindi è vero che non si devono superare dei valori per eccesso, ma non dobbiamo nemmeno pensare di abbassare eccessivamente le concentrazioni dei metalli e dei sali presenti nell’acqua.
Giusto per capirci, l’acqua del ferro da stiro non la devi bere! 
Perché?!
Perché si tratta di acqua DEMINERALIZZATA!
Bene, detto questo si potrebbe dire tranquillamente che un addolcitore è un impianto fondamentale da avere assolutamente a casa.
Non è proprio così.
Intanto il concetto fondamentale è che un addolcitore fa solo questo, toglie il calcare.
Non è assolutamente un impianto che tratta la tua acqua per renderla migliore o che evita ad esempio un aumento di carica batteria, picchi di legionella o altre alterazioni.

Riassumiamo un po di caratteristiche:

Vantaggi di un addolcitore
1) Con l’acqua addolcita ogni tipo di lavaggio, di indumenti, piatti, capelli, risulterà più rapido ed efficace e si utilizzerà una minore quantità di detergenti.
Stesso discorso vale anche per l’utilizzo di detersivo per pulire le superfici di bagni, cucina e i rubinetti su cui si formano quelle macchie bianche di calcare, non proprio di design.
2) Diminuzione delle spese di manutenzione idraulica della casa.
3) elettrodomestici più efficienti e meno soggetti all’usura.

E ora gli svantaggi
1) L’acqua in uscita da un addolcitore è priva di calcio e magnesio ma più ricca in sodio.
Per alcuni studi quest’acqua non è idonea ad essere bevuta perché potrebbe causare fastidi renali e ritenzione idrica. Invece il calcare non fa male alla salute, anche se molti sono convinti del contrario, quantomeno se i valori non superano i 50°F. Questo aspetto deve essere tenuto in considerazione nel bilancio giornaliero del sodio, soprattutto in caso di malattie cardiovascolari. Attenzione da avere soprattutto per la preparazione del latte destinato ai neonati.
3) L’addolcimento è un metodo di prevenzione contro i batteri e la legionella, perché questi si insediano nel calcare, formando nicchie di proliferazione. Però questi batteri si depositano anche nella resina dello scambiatore di ioni. Si crea quindi un potenziale di rischio a cui si somma il potenziale pericolo del contenitore dove ha luogo lo scambio ionico.
4) Com’è ovvio tra gli svantaggi ci sono i costi. Acquistare un addolcitore non è economico e si aggiungono i costi di manutenzione che deve avvenire ed essere fatte correttamente, per evitare aumento di carica microbica ed alterazioni chimiche.
5) L’acqua addolcita è corrosiva e aggressiva nei confronti dei metalli a causa di un arricchimento di anidride carbonica (CO2) che deriva dalla decomposizione del bicarbonato di sodio. Questo determina una diminuzione del valore di pH e la formazione di acido carbonico. L’acqua aggressiva fa sì che i carbonati presenti nelle incrostazioni si sciolgano…il problema è che lo stesso avviene anche per i metalli che compongono la distribuzione idrica, tubi, giunti, raccordi etc.
Quindi tenere monitorati costantemente il valore di durezza e della temperatura.

CONCLUSIONI 

Un’acqua addolcita non è di per sé depurata! La diminuzione del calcare e la purezza sono due questioni distinte.
Anche se meno dura, l’acqua può comunque contenere sostanze pericolose eliminabili solo in seguito ad una analisi dell’acqua accurata e l’installazione di un impianto specifico.
È fondamentale ricordare che le sostanze disciolte nell’acqua sono fondamentali per la nostra salute ed il nostro benessere.
Il calcare è una combinazione di calcio e magnesio. Siamo sicuri che eliminare (o diminuire) questi elementi dai nostri bicchieri sia una scelta corretta?
Qualche sospetto può naturalmente sorgere, considerando l’importanza che queste sostanze hanno in una dieta che voglia dirsi equilibrata.

Magnesio e calcio sono fondamentali per l’uomo.
Premesso che un’acqua troppo dura può causare la “renella”, vanno chiariti quali possono essere i rischi di una carenza di questi due elementi.
Il magnesio è fondamentale per assicurare benessere sia fisico che mentale. Può essere associato anche un peggioramento dell’umore.
Inoltre, un’acqua ricca di magnesio è consigliata ai soggetti affetti da ipertensione, data la capacità vasodilatatoria riconosciuta a tale minerale.<
Anche il calcio ha benefici nel nostro organismo. È indispensabile per avere ossa e denti forti, per garantire una corretta funzionalità dei muscoli e per favorire la coagulazione sanguigna. Inoltre, un’acqua ricca di calcio è consigliata alle donne in gravidanza, ai bambini e a chi soffre di osteoporosi.

Cosa fare?

L’ideale sarebbe avere impianti idrici distinti, uno sanitario ed uno “potabile” , il primo che produce acqua calda per il bagno e il lavello della cucina e il secondo soltanto per l’acqua fredda.
Altri progetti prevedono l’installazione di due linee diverse dal primo esempio, una dedicata all’acqua non trattata e destinata al consumo alimentare, l’altra sottoposta ad addolcimento e utilizzata per il funzionamento degli impianti idrici delle apparecchiature elettriche e del riscaldamento.
Invece che con il sale, le resine degli addolcitori possono anche essere rigenerate con il cloruro di potassio, meno dannoso per la salute ma più costoso.
L’acqua addolcita può essere bevuta senza problemi ed è potabile; il solo accorgimento da rispettare consiste nel verificare che non vengano superate determinate quantità di sodio.
Ti ricordo che l’addolcitore dovrebbe essere regolato a un livello di durezza di 15 gradi francesi: questo valore non crea problemi di alcun tipo. Sotto i 10 gradi francesi, invece, l’acqua è corrosiva e acida.
Ricordati quindi di far analizzare la tua acqua costantemente! Del resto è soltanto una molecola vitale per te ed i tuoi cari.

Hai controllato l’acqua del tuo pozzo?

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Una abilità potentissima che ha la specie umana è il potere di suggestionare.
Si possono creare effetti letteralmente magici, portando i poveri babbani a credere di essere di fronte a vere abilità provenienti direttamente dalla scuola di magia di Hogwarts.
Si può usare la successione anche per altri scopi, positivi come il training autogeno ad esempio o negativi, per imbrogliare, frodare e per mero tornaconto personale.
Il peggior utilizzo che si può fare però resta quello di autosuggestionarsi per convincersi di cose folli! Pazze! Estremamente stupide!
Un esempio?

Tu berresti un’acqua tirata su direttamente da un pozzo?

  • Nel terzo millennio?
  • Se non stai morendo di sete?
  • Se non hai mangiato il peperoncino detto Carolina Reaper?

No, mai!

Pensi che nel medioevo la vita fosse igienicamente facile?!
Controlla l’età media di vita…
Certo le battaglie, le guerre, le epidemie…
Ma sai come si diffondono moltissime malattie?
Con l’acqua!

Quindi o hai deciso di vivere in quegli anni bui (per coerenza molla lo smartphone che hai in mano) oppure se hai un pozzo, una sorgente o altro, fai controllare l’acqua!

Si anche se “MA TANTO NON LA BEVO!” o anche se “LA USANO DA SEMPRE E NON È MAI MORTO NESSUNO”.

Seriamente l’acqua va controllata! Sempre!
Sia perché lo richiede la normativa sulla potabilità (si, certo che esiste!) sia perché una persona dotata di un minimo spirito di sopravvivenza sa benissimo che nell’acqua sono presenti moltissimi batteri dannosi per la nostra salute.

Ma non è solo un problema microbiologico, possono infatti essere presenti alcuni parametri chimici, ad esempio i metalli, che possono provocare seri danni anche nel tempo.

Riassunto finale.

Prelevare ed usare un’acqua direttamente senza alcun controllo è una follia che non può essere accettata ai giorni nostri.
Richiedi un preventivo e pensa alla salute tua e dei tuoi cari.

Legionella: perché sul luogo di lavoro si fa prevenzione e a casa tua no?

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Siamo in presenza di un buco normativo che potenzialmente ci espone all’infezione da legionella.
Certamente i numerosi casi di legionella, in aumento ogni anno, sono dovuti anche ai nuovi test più veloci che individuano il batterio tramite analisi delle urine.
Grazie a queste tecniche si è in grado di individuare con maggior precisione la causa batterica di tante polmoniti che in passato non venivano riconosciute come legionellosi…
E di certo aiuta il fatto che un po’ alla volta sempre più Regioni inizino a raccogliere dati sui contagi in maniera più precisa, per inviarli all’Istituto Superiore di Sanità che li aggrega a livello nazionale…
Una cosa è certa comunque: le statistiche di crescita dal 1997 in poi sono disarmanti.

C’è un aumento esponenziale dei casi di contagio da Legionella in Italia

Questo grafico viene dal portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica, dove si spiega anche che “il 77,4% dei casi è stato notificato da 6 Regioni (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Piemonte), mentre solo il 22,6% è stato notificato dalle rimanenti 15 Regioni”.
È certo che qualcosa non va, c’è ancora molto da fare affinché arrivino da tutta Italia dati più attendibili, va da se che il numero dei casi reali di ammalati di legionellosi è ancora oggi molto sottostimato.
In questo scenario, le norme attualmente in vigore stabiliscono obblighi di controllo e attività di prevenzione sui luoghi di lavoro…

Controlli molto più approfonditi di quelli previsti per le famiglie.
La legge impone che le autorità locali garantiscano la fornitura di acqua potabile solo fino al contatore.
Da lì in poi, è responsabilità della famiglia o del condominio accertarsi che non ci siano alterazioni nell’impianto idrico delle abitazioni che causino aumento di carica batterica o presenza di inquinanti non desiderati.
La Legionella, secondo il Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro n.81/08 sulla sicurezza sul lavoro, è un agente biologico in grado di causare malattie nei soggetti umani.
I luoghi di lavoro più a rischio contagio – per lavoratori e “visitatori” – sono ospedali, cliniche, case di cura, impianti per attività sportive, alberghi, campeggi, attività termali e tutti quelli in cui ci sia acqua che può venire nebulizzata in qualche modo, anche accidentale, perché il batterio entra nel corpo umano per inalazione!
In sostanza, ogni datore di lavoro – a prescindere dal maggior rischio o meno – è obbligato a valutare il rischio effettivo di Legionella in tutti gli spazi di sua responsabilità, nonché sottoporre questi ultimi ai trattamenti anti-legionella per evitare proliferazione e possibile contagio.
I luoghi di lavoro devono essere controllati.
Si tratta di spazi in cui transitano decine, centinaia o anche migliaia di persone ogni giorno.
Addirittura, una sentenza della Corte di Cassazione Penale (Sezione IV, sentenza n. 23147 del 12 giugno 2012) ha stabilito che la sicurezza sul lavoro non riguarda solo i lavoratori, ma tutti coloro che a vario titolo frequentano il luogo di lavoro: clienti, fornitori, subappaltatori, visitatori, etc.
Il punto è che tutte queste persone – operai di aziende, staff di centri sportivi, personale scolastico, e via dicendo – passano molte ore della loro giornata FUORI dai luoghi di lavoro, e di certo tornano a casa propria ogni sera.

Chi le controlla, tutte queste case?
Se vogliamo proteggere gli italiani quando lavorano, non sarebbe il caso di proteggerli anche in casa loro?
Tra l’altro, consideriamo il tasso di mortalità della Legionella.
Arriva fino al 10% nei soggetti che erano sani prima del contagio…
Ma sale al 40-50% per le persone anziane, col sistema immunitario compromesso, già gravate di patologie alle vie respiratorie come i soggetti Covid-19, o che hanno subito trapianti di organi…
E sono tutte persone che NON LAVORANO, nella maggior parte dei casi.
Capisci l’ambiguità della cosa?
I controlli più accurati per prevenire e contrastare i contagi da Legionella sono effettuati nei luoghi di lavoro, dove paradossalmente il pubblico è costituito per la maggior parte dalle persone che si ammalano meno…
Mentre al contrario, le maglie della normativa sono molto più lente nelle abitazioni private, proprio dove passano molto tempo i soggetti più a rischio!
Vogliamo fare un discorso a parte per gli ospedali?
L’origine nosocomiale dei contagi è la causa primaria di nuovi casi ogni anno.
Significa che chi è ricoverato in ospedale potrebbe contrarre la Legionella molto più facilmente di chi è fuori dall’ospedale (lo conferma il già citato rapporto dell’ISS).
Quindi negli ospedali troviamo sia tanti lavoratori – il personale ospedaliero, sanitario e non sanitario – ma anche soggetti a rischio e visitatori, a migliaia ogni giorno.
A maggior ragione, la prevenzione fatta nelle case aiuterebbe a tenerci lontani dagli ospedali, dove il rischio di entrare in contatto con altri ceppi del batterio schizza alle stelle.
Le linee guida del Ministero della Salute per la prevenzione ed il controllo della legionellosi sono il punto di riferimento attuale per quanto riguarda il contenimento del rischio di contagi sul lavoro e la riduzione del numero di casi.
Per i luoghi di lavoro si deve intervenire sia con interventi preventivi che possano ridurre la presenza e la concentrazione di Legionella…
Sia con provvedimenti di intervento rapido nel momento in cui si scopre un contagio o un’epidemia.
Il decreto 81/08 stabilisce che “il datore di lavoro, oltre a prevedere interventi di protezione individuali e/o collettivi, deve operare in un’ottica di prevenzione, attraverso la definizione di “misure tecniche, organizzative, procedurali” volte ad evitare il rischio di esposizione”.
Perciò, se nei luoghi di lavoro c’è tutta questa attenzione, ma nei luoghi di lavoro è più raro trovare i soggetti più in pericolo…

Cosa possiamo fare per proteggere le nostre case, dove abitano anche tante persone più sensibili al problema, o addirittura con la salute già compromessa?
La cosa migliore è continuare ad attenersi alle linee guida del Ministero della Salute.
Bisogna fare controlli preventivi, soprattutto nelle abitazioni con tubature vecchie e impianti idrici che non ricevono adeguata manutenzione.
Una volta fatta l’analisi dell’acqua e la conta dei batteri presenti, se il numero va oltre la soglia di rischio e indica un pericolo per la salute umana allora bisogna intervenire immediatamente con interventi sull’impianto.
Il pericolo, infatti, è che aumenti il Grado di Intensità dell’Esposizione.
Si tratta di un indicatore che aiuta a prevedere quanto è probabile che ci si ammali di Legionella.
In poche parole, è quasi impossibile estirpare del tutto il batterio, ma si può contenerlo entro una presenza così bassa da essere innocuo per la nostra salute.
Di certo, un soggetto sano riesce a tollerare un Grado di Intensità dell’Esposizione maggiore di un soggetto a rischio.
Meno batteri ci sono nelle nostre tubature, e meno tempo passiamo in loro compagnia, e meno è probabile che ci ammaliamo di Legionella.
Ora che hai capito quanto siamo esposti al pericolo di contagio nelle nostre case per la mancanza di una normativa “forte” quanto quella per i luoghi di lavoro…
…non ti resta che proteggere la tua salute e quella della tua famiglia richiedendoci delle analisi accreditate per verificare lo stato della distribuzione di casa tua.

Le verità sui filtri per l’acqua di casa che molti rivenditori preferiscono non dirti

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Venduti come il toccasana di tutti i mali dell’acqua domestica, in realtà nascondono molti più problemi di quello che ti aspetti.
Non vuoi comprare acqua in bottiglia di plastica perché di plastica in mare ci sono addirittura delle enormi isole, e fai bene.
Non vuoi comprare acqua in bottiglia di vetro perché costa una fucilata e pesa da morire, e condivido.
Non vuoi bere l’acqua del rubinetto perché ha un sapore non proprio gradevole, ogni tanto il colore cambia e l’impianto idrico condominiale ha più di trent’anni. Scelta saggia ed intelligente.
Ma in qualche modo tu e la tua famiglia dovrete pur avere la possibilità di bere e usare della semplicissima acqua in casa, dico bene?
La soluzione che molte persone preferiscono è di affidarsi ciecamente ad un filtro per l’acqua da installare nel proprio impianto domestico oppure direttamente sul rubinetto.
In questo modo pensano di essere al sicuro dalle impurità presenti nelle tubature e da ogni tipo di possibile sostanza contaminante.
Del resto lo dice la parola stessa. Per definizione il “filtro” è proprio lo strumento che dovrebbe separare le impurità dall’acqua destinata al consumo, proteggendo chi beve da inquinanti, batteri, ruggine dei tubi, calcare e particelle sgradite di ogni tipo.
Purtroppo il nome giusto per questi tipi di strumenti non è FILTRO ma spesso, COLABRODO, ed ora capirai perché.
Lasciami fare una premessa: ti parlerò anche di come avere acqua pura, sana e perfettamente potabile da tutti i rubinetti di casa tua, ma devo necessariamente sfatare alcuni miti.

Prima di tutto è bene precisare che esistono svariate tipologie di filtri pensati per essere usati nelle case:

● Filtri a carbone attivo
● Filtri con funzione di addolcimento
● Filtri a raggi ultravioletti supertecnologici
● Filtri ad osmosi inversa
● Filtri meccanici o fisici

La presenza di queste differenti tipologie ci porta subito ad un’immediata conseguenza: nessun filtro esistente è in grado di filtrare TUTTO ciò che dovrebbe trattenere, senza rendere la tua acqua priva degli elementi nutritivi che servono al tuo organismo.

Detto in altri termini, anche arrivando al massimo della “potenza filtrante” con i più costosi dispositivi che la tecnologia moderna ci può offrire, l’acqua che otterresti sarebbe certamente priva di batteri, inquinanti e sostanze chimiche, ma anche dei sali minerali di cui invece abbiamo bisogno.
Insomma, avresti un’acqua buona per il tuo ferro da stiro, ma non per te e il tuo bambino.
Rimane però il fatto che nel 99,9% dei casi i filtri per acqua potabile comunemente usati nelle case NON sono certamente così efficienti, anzi.
È ben raro che una famiglia ne utilizzi più di uno alla volta, quindi partiamo dal presupposto classico di un solo tipo di filtro per acqua potabile utilizzato in casa.
Ciascuna delle classi di filtro che ti ho indicato presenta delle lacune che rendono impossibile per il produttore stesso garantirti che una volta installato il suo prodotto la tua acqua non avrà più alcun tipo di problema.
Nessun filtro ti garantisce che, immettendo acqua con presenza di impurità e batteri, quella che ne uscirà sarà perfetta per il consumo degli esseri umani, dal neonato all’adulto.
Infatti ogni produttore si preoccupa di scriverlo, in una sezione del manuale di istruzioni che potremmo definire “Io me ne lavo le mani!” (è proprio il caso di dirlo).
Guarda questo esempio preso dal manuale di un produttore rinomato:
In sostanza dice che se vuoi acqua sicura dal punto di vista microbiologico la devi disinfettare PRIMA di immetterla nel filtro.
Inoltre precisano che per i soggetti delicati come neonati o malati conviene comunque bollire l’acqua prima di utilizzarla.
È come se un produttore di caschi per motocicletta dichiarasse che se non vuoi farti male usando il casco ti conviene non salire in moto.
Geniale, vero?
Aggiungiamo questa intuizione brillante alla bacheca dei “Ma questo lo sapevo anch’io!” e andiamo avanti.
Oltre al fatto che ciascun filtro ti protegge solo da ALCUNE tipologie di problemi e sostanze nocive, lasciandoti vulnerabile al 100% a tutti gli altri elementi pericolosi per la salute, c’è anche un altro tema sottovalutato.
Come fai a sapere QUALE filtro dovresti installare in base all’acqua che scorre nei tuoi tubi?
Meglio il filtro che trattiene metalli o quello per le sostanze inquinanti?
Preferisci protezione dai batteri come la legionella oppure hai più paura di un eccesso di minerali che, oltre ai problemi ai reni, formano il calcare e ti distruggono gli elettrodomestici?
È impossibile capire quale tipo di filtro è il più indicato per il tuo caso specifico, a meno di adottare la soluzione di cui ti parlerò tra poco.
Le cause che portano ad una contaminazione possono essere molte, ed è bene ribadire che le autorità hanno il controllo (o meglio dire la responsabilità del controllo) dell’acqua solo fino al contatore.
Da quel punto in poi la palla passa ai proprietari delle case o agli amministratori di condominio, ma parlo per esperienza quando dico che in genere ci si preoccupa di questa problematica solo quando qualche residente ha manifestato problemi di salute.
Una causa di contaminazione potrebbe essere un’opera di ristrutturazione che ha portato a modifiche o stravolgimenti dell’impianto idrico.
Magari una cisterna di accumulo ha sviluppato una corposa colonia di batteri che rimane a proliferare indisturbata per settimane, mesi o anni.
O ancora, ed è il caso più frequente, ci si dimentica di fare manutenzione alle tubature e queste iniziano a mostrare segni di ruggine, accumulo di impurità e stratificazione di sporcizia.
Per non parlare delle infiltrazioni di sostanze inquinanti in qualche punto del sistema idrico, come la scandalosa vicenda dei PFAS in veneto che ha alterato le analisi del sangue di 16.000 persone (s e d i c i m i l a)!
Ma anche nell’ipotesi di azzeccare per pura fortuna il filtro giusto per il problema nell’impianto di casa, resta un altro problema spinoso.
I filtri hanno una durata temporale ben precisa, ma è rarissimo che le famiglie si ricordino di sostituirli nei tempi indicati dal costruttore.
Purtroppo non c’è un automatismo che ci eviti di cambiare o comunque ripristinare il filtro ormai saturo di impurità. Siamo tutti talmente tanto pieni di impegni, preoccupazioni e scadenze urgenti che avere la lucidità per ricordarsi anche questo… per molti di noi è pura utopia.
Alzi la mano chi non ha mai pagato in ritardo una bolletta, mancato la scadenza del bollo auto o (a suo tempo) restituito un DVD a Blockbuster ben oltre la data di riconsegna.
Ma mentre se non paghi la bolletta della corrente elettrica, te ne accorgi presto perché si interrompe la fornitura, nel caso del filtro dell’acqua potabile non c’è un allarme evidente a ricordarti di cambiare la cartuccia del filtro.

Cosa succede quando un filtro non viene sostituito rispettando alla lettera le indicazioni del costruttore? Molto semplice, smette di filtrare.
Non è più efficace, e tutte le impurità che riusciva a trattenere iniziano nuovamente a diffondersi nelle tubature dell’impianto idraulico (assieme a tutte quelle che già NON tratteneva).
In sostanza, un sistema di filtraggio per acqua potabile ha certamente una sua utilità ma non va scelto né utilizzato a cuor leggero.

Come fare ad avere un’acqua di casa pura, incontaminata e 100% adatta al consumo umano?
La cosa migliore è senza dubbio assicurarsi in maniera preventiva dello “stato di salute” della tua acqua con un’analisi meticolosa e certificata, eseguita da un laboratorio specializzato.
L’analisi approfondita verifica che sostanze chimiche, minerali, metalli, veleni, inquinanti e batteri (compresi quelli della legionella) non siano presenti oltre le soglie considerate “sicure” per il consumo umano.
Una volta completata l’analisi si ha un quadro completo dello stato di salute dell’acqua dell’immobile.
Solo a quel punto si può capire se un certo tipo di filtro è indicato o meno, e una volta installato quel filtro è consigliabile ripetere l’analisi periodicamente per avere la certezza che funzioni.
Ecco che diventa possibile il sogno di ogni cittadino: avere finalmente acqua potabile, buona e sicura da TUTTI i rubinetti della propria casa, e non solo da quello della cucina.

10 consigli per risparmiare acqua potabile

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Ormai non ci fai più molta attenzione.
Giri un rubinetto, schiacci un tasto, fai attivare un sensore… et voilà!
Esce acqua!
(acqua si, potabile… da vedere…)
Ma è acqua!
Gesti facili, automatici, per avere accesso ad una risorsa preziosissima!
Ma proprio per questo, ti sembra giusto approfittare di questa situazione e sprecare?
Direi proprio di no.
Tralasciando le motivazioni ambientaliste, sprecare non è mai corretto. Moralmente ed Eticamente.
Se lo pensi anche tu, di seguito ti darò qualche consiglio per rispettare l’ambiente, aiutare chi non ha la tua fortuna e perché no, risparmiare qualche soldino.

L’acqua rappresenta la vita ed è una risorsa essenziale per la salute e la vita dell’uomo.
Il nostro impegno deve essere una vera e propria responsabilità per salvaguardare questa non infinita risorsa del nostro pianeta.
Nella nostra piccola sfera blu, che gironzola per l’universo, ci sono
Paesi che vivono in una situazione in cui la scarsità di acqua e la carenza di condizioni igienico-sanitarie adeguate si paga letteralmente con la vita.
Nel 2022, si muore ancora per l’acqua.

In Italia non possiamo assolutamente lamentarci, visto che siamo uno dei Paesi al mondo con le maggiori risorse idriche sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.
Ma tutti noi conosciamo lo stato di manutenzione dei nostri acquedotti…
Vecchi, scarsamente manutenzionati e con perdite di circa il 40% di acqua lungo la distribuzione. No, non è un errore! Perdiamo almeno il 40 % di acqua lungo la distribuzione!
Ma anche in questa situazione di spreco, siamo sicuramente più avvantaggiati di tanti altri paesi.
Quindi ne abbiamo abbastanza, molto bene!
Ma siamo anche tra i principali Paesi al mondo dove si CONSUMA più acqua, spesso SPRECANDO in altri brillanti modi, tale risorsa.
Il consumo acqua pro capite di 245 litri al giorno, secondo i dati Istat pubblicati nel marzo 2017.
Certo il numero è enorme!

Non sembra vero…
Come cavolo faccio a consumare tutta questa acqua al giorno!
Non ci credo!
Però è così, anche se non ci credi.
Quello a cui non si pensa sono i moltissimi aspetti del tuo quotidiano in cui utilizzi acqua.
La preparazione del cibo e per bere in realtà richiedono una piccolissima parte, circa il 4%!
Il restante 96%, è destinato per l’igiene personale, la pulizia di oggetti, abiti, mezzi di trasporto e della casa…

Approfondiamo questa rilevante percentuale, il 96%.
• 36% è usato per l’igiene personale
• più del 30% lo si utilizza per le cassette di scarico del WC
• Lavatrice e lavastoviglie consumano un altro 20% circa.

Per aiutarti a fare dei confronti e “pesare” meglio il consumo procapite:
• 425 litri al giorno di acqua al giorno per ogni abitante degli Stati Uniti
• per un abitante del Madagscar il consumo giornaliero è di 10 litri.
• 40 litri è la quantità minima di acqua al giorno per soddisfare i bisogni vitali SECONDO L’OMS.

Numeri importanti.
Ma non basta, leggi di seguito e capirai ancora di più l’importanza che ha questo liquido a cui poco si pensa e di cui poco si sa.

L’acqua nel mondo, un po’di numeri:

IL 71% CIRCA DELLA SUPERFICIE TERRESTRE È COPERTA DI ACQUA.
Tanto vero? Ma il 97,5% di questa quota è salata!
Del restante 2,5 % solo l’1% è utilizzabile per le attività umane.
La parte restante si presenta soprattutto sotto forma di ghiaccio.
Di questo 1%, il 93% viene impiegato per usi agricoli!!!
Si, per mangiare.

IL FABBISOGNO MINIMO BIOLOGICO PRO-CAPITE PER LA SOPRAVVIVENZA UMANA È DI 5 LITRI D’ACQUA AL GIORNO.
Senza cibo puoi vivere un mese.
Senz’acqua non superi una settimana.

PER POTER PARLARE DI CONDIZIONI ACCETTABILI DI VITA OCCORRONO ALMENO 50 LITRI D’ACQUA AL GIORNO
Per miliardi di persone disporre di 50 litri d’acqua è impossibile.
Le Nazioni Unite hanno quindi fissato in 40 litri il diritto minimo all’acqua.

• Nel mondo si passa da una disponibilità procapite media giornaliera di 425 di un abitante degli Stati Uniti ai 10 litri al giorno di un abitante del Madagascar, ai 237 in Italia e i 150 litri in Francia.
• il 40% della razza umana vive in condizioni igieniche impossibili soprattutto a causa della carenza di acqua.
• Un abitante su due della Terra, parliamo di circa 3,5 miliardi di persone, abita in case sprovviste di sistema fognario.
• Attualmente un abitante della terra su cinque non ha acqua potabile a sufficienza. Parliamo di 1,5 miliardi di esseri umani.
• 3,4 milioni di persone ogni anno (5 mila bambini al giorno) muoiono a causa di malattie trasmesse dall’acqua.
• L’emergenza acqua non riguarda soltanto i Paesi in via di sviluppo ma anche l’evoluta Europa

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il 16% della popolazione del Vecchio continente non ha acqua potabile.
140 milioni di europei non hanno disponibilità di acqua pulita e servizi sanitari.
Questo causa oltre 13.500 bambini europei morti ogni anno per malattie correlate a queste carenze.

Ok, direi proprio che hai cominciato a farti una idea su cosa questi numeri indicano e soprattutto su cosa rappresenta l’acqua per ogni uomo.
Se aggiungi che questa risorsa non è infinita…
…e sta cominciando anche ad interessare il nostro territorio…
L’acqua nel XXI secolo è stata definita l’«ORO BLU», in quanto risorsa preziosa e limitata.
Ormai è il bene che determina la ricchezza delle nazioni!
Se hai capito quanto è preziosa l’acqua, ora vorrai sapere veramente come NON SPRECARE ACQUA!
Tranquillo, non ti si richiede di stravolgere la tua vita o di non lavarti più…
Ma di cambiare alcuni comportamenti quotidiani con piccoli accorgimenti.

SI TRATTA DI 10 UTILI CONSIGLI PER IMPARARE A GESTIRE L’ORO BLU:

  1. Applica un riduttore di flusso ai rubinetti.
    Arricchiscono il getto di acqua con l’aria, risparmierai fino a 4.000 litri di acqua potabile all’anno!
  2. Preferisci la doccia al bagno, risparmierai 1.200 litri di acqua potabile all’anno.
    Riempire la vasca quadruplica il consumo di acqua rispetto alla doccia.
  3. Tieni i rubinetti aperti solo per il tempo necessario.
    Esempio?
    Quando lavi i denti, o fai lo shampoo e ti insaponi puoi interrompere il flusso e risparmiare 6.000 litri di acqua all’anno.
  4. Gli elettrodomestici di classe A+ riducono il consumo di energia e di acqua.
    Usati sempre a pieno carico ti faranno risparmiare 10.000 litri di acqua all’anno.
  5. Se lavi frutta e verdura in una bacinella risparmierai 5.000 litri di acqua potabile all’anno.
  6. Annaffia le piante di sera. Perché?
    l’acqua evapora più lentamente e riesce a penetrare più in profondità nel terreno.
  7. Installa lo “sciacquone intelligente”.
    No, non ha la capacità di incitarti e non ti giudica, è quello con due tasti per due differenti volumi d’acqua, a seconda delle esigenze ( A o B – avanti o dietro – “solido o liquido ) ti può far risparmiare 100 litri di acqua al giorno.
  8. Fai un controllo periodico chiudendo i rubinetti.
    Se il contatore dell’acqua gira comunque, c’è una perdita, provvedi subito a ripararla!
  9. Quando vai in vacanza, chiudi il rubinetto centrale dell’acqua.
    Eviterai sorprese dovute a eventuali rotture dell’impianto. Non piacevoli.
  10. Cerca di raccogliere l’acqua piovana
    Puoi usarla per lavare l’auto o innaffiare le piante.

Bonus: Per lavare le stoviglie, ricordati che l’acqua di cottura della pasta è un ottimo sgrassante!

Spero di averti fatto riflettere e spero che questi 10 consigli ti possano aiutare a risparmiare ma anche a pensare a quanto l’acqua sia un bene necessario. A tutti.
Sei ancora in dubbio? Il panorama mondiale non ti tocca?
Leggi allora della situazione italiana.

La situazione acqua in Italia.
• Il 97% dell’acqua dolce in Italia è nelle falde acquifere.
• Gran parte di queste falde sono alimentate da territori sottoposti a tutela.
• La disponibilità d’acqua diminuisce ogni anno, le località in emergenza idrica crescono di numero, i costi ed i prezzi dell’acqua sono in rapido aumento.
• Il 15% della popolazione italiana, ossia circa nove milioni di persone, per quattro mesi l’anno (giugno settembre) è sotto la soglia del fabbisogno idrico minimo di 50 litri di acqua al giorno a persona.

• Il 40% dell’acqua che entra nelle condotte idriche si perde per strada e non arriva a casa tua.
• Il 40% dell’acqua per irrigazione (circa il 70% medio dei consumi totali) si perde lungo le tubazioni dalle sorgenti, dagli invasi alle prese e agli idranti.
• In tutto il Bacino del Mediterraneo, Italia compresa, nell’ultimo secolo si è verificata una diminuzione delle precipitazioni estive pari a circa il 20%, accompagnata da un aumento delle temperature di circa 1,5° C. Il clima è una variabile in continua evoluzione e l’anomalia climatica che stiamo vivendo consiste nel fatto che, all’aumento della temperatura non corrisponde un incremento delle precipitazioni.
• Queste precipitazioni si concentrano in periodi di pioggia brevi ed intensi, provocando piene fluviali e inondazioni eccezionali.
• La cattiva gestione delle “acque di scarto”, contaminate da sostanze chimiche e non solo, sta inquinando le riserve idriche che pur essendo rinnovabili rimangono sempre costanti.
• La riserva idrica è impoverita dallo sfruttamento delle falde acquifere e dalla incapacità delle stesse di rigenerarsi.

Questo solo per inquadrare la situazione.

Quale acqua bere?

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Tutti noi beviamo.
Tutti, magari non sempre acqua ma se vogliamo sopravvivere dobbiamo necessariamente ripristinare il contenuto di acqua che perdiamo in molti modi.
La cosa che ci differenzia potrebbe essere cosa beviamo.
Resta concentrato, il focus è sempre l’acqua!
Intendo dire… che tipo di acqua bevi?

Tra pubblicità, nutrizionisti, diete, venditori che sponsorizzano qualsiasi apparecchio, hai certamente capito che bere acqua non vuol dire ingerire un liquido standard… ci sono vari “modelli”!!
Ma a questo punto se esistono tanti tipi di acqua, queste avranno caratteristiche proprie e specifiche… allora quale è la migliore per te!?
Tranquillo, la risposta è estremamente facile.
Non c’è.
Non c’è un’acqua migliore di un’altra, ma un’acqua più opportuna al tuo stile di vita, alle tue caratteristiche ed ai tuoi gusti!
Partiamo da considerazioni organolettiche e quindi, quale acqua bere: fredda o a temperatura ambiente?
Prima di tutto è sempre meglio bere in piccole quantità, magari portando una bottiglia d’acqua a lavoro, oppure, ancora più consigliato è l’impiego del termos per mantenere l’acqua alla temperatura ideale.
Bere acqua fredda o troppo calda può ostacolare l’idratazione.
La temperatura dell’acqua che beviamo dovrebbe essere compresa tra gli 8 e i 15 °C, in questo intervallo di temperatura l’assorbimento è migliore.

L’acqua molto fredda, così come le bevande ghiacciate, hanno un effetto rinfrescante immediato ma non privo di controindicazioni. Bere acqua ghiacciata può avere ricadute negative sulla digestione e sulla circolazione.

Quale acqua bere: acque ipotoniche o ipertoniche
In commercio troviamo soluzioni acquose di tipo isotoniche o leggermente ipotoniche. Si tratta di bevande acquose formulate per chi pratica attività fisica. In questo contesto meglio scegliere bevande biologiche senza conservanti, dolcificanti artificiali, coloranti o altri additivi. Bevande a base di acqua ipotonica o leggermente isotonica, sono indicate durante l’attività fisica o dopo l’attività fisica, per idratare meglio il corpo.
È invece sconsigliato l’uso di acqua ipertonica, cioè una soluzione acquosa che contiene più soluti del nostro plasma sanguigno (in particolare, zuccheri). Queste bevande possono essere consumate durante l’attività fisica per avere energia pronta all’uso ma non sono idratanti e rischiano di causare disturbi intestinali.

Quale acqua scegliere: acqua minerale
Scegliere l’acqua minerale migliore per le proprie esigenze non è affatto facile. Tutti sappiamo leggere l’etichetta di un alimento, conosciamo a grandi linee il ruolo di carboidrati e proteine nella nostra dieta ma poco sappiamo sul residuo fisso e sulle altre indicazioni presenti nell’etichetta dell’acqua.
La prima cosa da fare per scegliere l’acqua minerale giusta è leggere l’etichetta per individuare la sigla RF. RF è il residuo fisso, cioè la quantità di sali disciolti in un litro d’acqua. Quale acqua bere, residuo fisso inferiore a 50 mg/l
Adatta all’uso quotidiano.
Da bere per contrastare la ritenzione idrica.
Adatta a chi soffre di ipertensione.
Acqua da scegliere per bambini e neonati.
È adatta all’uso quotidiano, è la più leggera e in grado di stimolare la diuresi. Quale acqua bere per la ritenzione idrica? Indubbiamente una con un residuo fisso non superiore a 50 mg/l. Inoltre questa acqua è adatta ai bambini. Contiene poco sodio, quindi consigliata anche in caso di ipertensione arteriosa.

Quando scegliere acqua oligominerale
L’acqua oligominerale ha un RF non superiore a 500 mg/l. Analogamente a quanto visto prima, questo tipo di acqua stimola la diuresi e sono indicate per l’uso quotidiano di un adulto. Buona contro la ritenzione idrica.

Quando scegliere acqua con residuo fisso tra 500 – 1500 mg/l
Da bere durante lo sport
Da bere in estate e quando fa molto caldo.
Un residuo fisso così elevato è utile per rigenerare i liquidi e i sali minerali dispersi con il sudore. Se avete in programma un percorso trekking, usate un’acqua con residuo fisso elevato.
L’acqua ricca di sali minerali (RF superiore a 1500 mg/l) va utilizzata sotto controllo medico, infatti si tratta di acqua minerale terapeutica non adatta all’uso quotidiano se non in particolari condizioni.

Quale acqua scegliere, domande frequenti

Quale acqua bere per il fegato?
Per supportare l’attività epatica ed equilibrare le vie biliari, un’acqua clorulata (più di 200 mg/l di cloruro) può essere utile. Questa acqua è leggermente lassativa.

Quale acqua bere per digerire meglio?
Un’acqua solfata (più di 200 mg/l) è utile per chi ha difficoltà a digerire. Per aiutare la digestione lenta è consigliata un’acqua acidula, con più di 250 mg/l di anidride carbonica.

Quale acqua bere per dimagrire?
Domanda molto spinosa perché non esiste un’acqua miracolosa in grado di far perdere peso. Chi ricerca effetti lassativi può scegliere un’acqua con più di 200 mg/l di cloruro, solfata e magnesica.

Quale acqua bere in caso di calcoli renali?
In caso di patologie renali o ipersecrezione gastrica, l’acqua consigliata è quella contenente bicarbonato (più di 600 mg/l).

Quale acqua scegliere per bambini?
Prima abbiamo parlato del residuo fisso ma leggendo in etichetta assicuratevi che si tratti di un’acqua calcica (più di 150 mg/l di calcio). Molto utile per lo sviluppo scheletrico dei bambini, per contrastare l’ipertensione arteriosa e nelle donne in prossimità della menopausa, per prevenire l’osteoporosi.

Quale acqua bere in gravidanza?
L’acqua ferruginosa (più di 1 mg/l di ferro bivalente) è indicata nelle anemie da carenza di ferro e anche per le donne in stato di gravidanza.

Quale acqua bere durante lo sport?
Vi abbiamo parlato delle bevande isotoniche, ipotoniche e ipertoniche. Chi pratica intensa attività sportiva può prediligere un’acqua sodica con più di 200 mg/l di sodio mentre chi soffre di ipertensione dovrebbe scegliere un’acqua iposodica, con meno di 20 mg/l di sodio.