Col termine legionellosi sono indicate tutte le forme di infezione causate da varie specie di batteri gram-negativi aerobi del genere legionella.
Fino ad oggi, sono state identificate più di 40 specie di questi batteri: la pneumophila è la specie più pericolosa e ad essa sono imputati più del 90% dei casi di legionellosi.

UN PO’ DI STORIA

Il termine “legionella” ha origini da un raduno di ex combattenti della guerra in Vietnam (i famosi legionari appunto) tenutosi nel luglio del 1976 in un albergo di Philadelfia (USA).
Durante questo incontro su circa 2.000 partecipanti, ben 221 furono colpiti da polmonite acuta e 34 non riuscirono a sopravvivere.
Tra le varie ipotesi, si pensò anche ad un attacco biologico da parte dei Russi. Successivamente, si scoprì che la causa di tali decessi era semplicemente batterica. Batteri in precedenza sconosciuti, che si erano sviluppati nell’impianto di condizionamento e ad essi fu dato, appunto, il nome di legionella. Indagini retrospettive ed epidemiologiche, hanno poi attribuito allo stesso ceppo batterico numerosi casi ed epidemie di polmonite acuta di cui non era stata identificata la causa.

FORME CLINICHE DI LEGIONELLOSI

Dal punto di vista clinico, la legionellosi si manifesta sotto due forme:
la febbre di Pontiac e la malattia del Legionario.

LA FEBBRE DI PONTIAC

Si manifesta dopo un periodo di incubazione variabile da 1 a 2 giorni, ed è caratterizzata da una forte febbre, dolori muscolari, mal di testa e a volte da disturbi intestinali.
Non c’è polmonite, anche se in alcuni casi è presente la tosse. Questa forma di legionellosi è spesso scambiata per una normale influenza.
Può non richiedere terapia antibiotica, né ricovero in ospedale;

LA MALATTIA DEL LEGIONARIO

Si manifesta dopo un periodo di incubazione variabile da 2 a 10 giorni (in media 5 o 6). Può comportare: febbre elevata, dolori muscolari, diarrea, mal di testa, dolori al torace, tosse generalmente secca (ma può essere anche purulenta), insufficienza renale, confusione mentale, disorientamento e letargia.

È un’infezione che non si distingue chiaramente da altre forme, atipiche o batteriche, di polmonite.
La terapia si basa sul trattamento con antibiotici oltre alle normali misure di supporto respiratorio o sistemico.
La malattia, specie se diagnosticata tardi, o insorta in soggetti molto deboli, può portare al decesso.

Il grafico evidenzia l’incidenza dell’età e del sesso nei casi registrati in Francia nel 1998 (fonte: Dr. Bénédicte Decludt-Janssens, InVS, colloque CSTB/RISE, 16 dècembre 1999).

MODALITÀ DI INFEZIONE

Ci si può ammalare di legionellosi solo RESPIRANDO acqua contaminata diffusa in aerosol: cioè in goccioline finissime. La malattia non si contrae bevendo acqua contaminata, in quanto il target sono i polmoni e stando alle ultime indagini epidemiologiche, neppure per trasmissione diretta tra uomo e uomo.

SOGGETTI MAGGIORMENTE ESPOSTI ALLA MALATTIA

La legionellosi può colpire anche persone sane e in buona salute, come appunto dimostra il caso dei Legionari di Filadelfia. Tuttavia fattori che predispongono alla malattia sono:

  • l’immunodeficienza,
  • le malattie croniche,
  • il fumo,
  • l’etilismo,
  • l’età,
  • il sesso del paziente…l’uomo è maggiormente esposto.

DIFFUSIONE DELLA MALATTIA

Negli Stati Uniti si ritiene che, ogni anno, i casi di legionellosi siano non meno di 11.000. In Italia, annualmente, i casi notificati sono circa 150.
Tuttavia, ci sono validi motivi per ritenere che i casi effettivi siano almeno 10 volte superiori.
Uno dei principali motivi per cui la malattia è sottostimata è dovuto (come già segnalato) al fatto che la legionellosi non ha caratteristiche cliniche in grado di distinguerla chiaramente da altre forme, atipiche o batteriche, di polmonite.

NOTIFICA DEI CASI

Data la pericolosità della malattia, nella maggior parte dei paesi europei, i casi di legionellosi devono essere notificati alle competenti Autorità Sanitarie. In Italia, è prevista la notifica obbligatoria in classe II del D.M. 15/12/90.
Ogni anno, i dati relativi ai casi notificati sono pubblicati sul Bollettino Epidemiologico del Ministero della Sanità, ripartiti per regione, provincia e sesso.

UTENZE A RISCHIO DI ESPOSIZIONE MAGGIORE

Per le considerazioni già fornite, gli impianti più esposti a rischio sono:
ospedali, cliniche, case di cura e simili;
alberghi, caserme, campeggi e strutture ricettive in genere;
impianti per attività sportive e scolastiche;
edifici con torri di raffreddamento;
piscine;
stabilimenti termali;
fontane decorative e cascate artificiali.

NORMATIVA VIGENTE

In Italia, allo stato attuale, i principali documenti di riferimento sono “Le Linee Guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi”, predisposte dal Ministero della Sanità ed adottate dalla Conferenza Stato Regioni il 4.4.2000.
Per semplicità, di seguito chiameremo tali Linee con la sigla: L.G.A. 2000 (Linee Guida Antilegionella 2000).

RESPONSABILITÀ

In merito riportiamo la seguente precisazione dell’UNI “Attualmente non sono note le risultanze finali di episodi giurisdizionali accaduti in Italia e connessi ai danni della legionella. Nel caso di recenti episodi accaduti negli ospedali con episodi di decesso è stata aperta un’inchiesta penale a carico dei Direttori degli ospedali con le accuse di lesioni colpose, omicidio colposo e violazione della Legge 626/94 sulla tutela dei lavoratori. È tuttavia evidente che potenzialmente possono essere chiamate in causa tutte le figure coinvolte nel processo di progettazione, realizzazione, collaudo, manutenzione, utilizzo dell’impianto: progettista, general contractor, produttori di apparecchiature, installatore, collaudatore tecnico, manutentore, proprietario, gestore.”

CONDIZIONI PER LO SVILUPPO DELLA LEGIONELLOSI

I batteri della legionella sono presenti nei fiumi, nei laghi, nei pozzi e nelle acque termali. Possono essere presenti anche negli acquedotti, in quanto sono in grado di superare, senza eccessivi danni, i normali trattamenti di potabilizzazione. Ad esempio alle normali concentrazioni di cloro per acqua potabile ( 0,2 ppm) questi batteri non subiscono alcuna azione. Per avere effetti significativi bisogna rimanere a concentrazioni di circa 1 ppm
Comunque, la sola presenza di questi batteri non costituisce pericolo per le persone. I batteri diventano pericolosi solo quando sussistono contemporaneamente le seguenti condizioni:

1. Temperatura ottimale di sviluppo
varia da 25 a 42°C
la crescita dei batteri è massima a circa 37°

2. Ambiente aerobico
cioè ambiente con presenza
di ossigeno

3. Presenza di elementi nutritivi
biofilm, scorie, ioni di ferro e di calcare,
altri microrganismi

4. Nebulizzazione dell’acqua
con formazione di microgocce aventi
diametri variabili da 1 a 5 micron

5. Alto livello di contaminazione
generalmente si ritiene che tale livello
debba superare i 1.000 Cfu/l

Cfu/l ( o ufc: unità formanti colonie) è l’unità di misura con cui si valuta la contaminazione dell’acqua e indica la quantità di microorganismi presenti in un litro d’acqua.
In merito alla soglia di pericolo, va considerato che in Francia, con una recentissima circolare (settembre 2002) la Direction Generale de la Santé ha fissato i seguenti valori:

1.000 Cfu/l per le zone che ricevono pubblico;
100 Cfu/l per le zone riservate a trattamenti debilitanti o a immunodepressi.

IMPIANTI E PROCESSI TECNOLOGICI A RISCHIO

I primi casi di legionellosi sono stati attribuiti, quasi esclusivamente, a batteri provenienti da torri di raffreddamento, condensatori evaporativi e unità di trattamento aria. Per diversi anni, quindi, si è ritenuto che gli impianti di condizionamento fossero i principali, se non gli unici, responsabili della diffusione della malattia.

In realtà non è così: sono a rischio tutti gli impianti e i trattamenti tecnologici che operano nelle condizioni riportate nella colonna più sopra riportata. O se vogliamo (in modo più semplice) sono a rischio tutti gli impianti e i processi tecnologici che comportano un moderato riscaldamento dell’acqua e la sua nebulizzazione. In pratica, infatti, la legionella riesce sempre a trovare sostanze nutritive.

Di seguito riportiamo un elenco degli impianti e dei relativi punti “critici” a maggior rischio:

TORRI DI RAFFREDDAMENTO

– torri ad umido a circuito aperto,
– torri a circuito chiuso,
– condensatori evaporativi.

IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO

– umidificatori a pacco bagnato,
– lavatori d’aria a spruzzo,
– nebulizzatori,
– separatori di gocce,
– filtri,
– silenziatori.

IMPIANTI IDROSANITARI

– tubazioni,
– serbatoi di accumulo,
– valvole e rubinetti
– soffini di docce
– doccette di vasche.

SISTEMI DI EMERGENZA

– docce di decontaminazione,
– stazioni di lavaggio occhi,
– sistemi antincendio a sprinkler.

PISCINE E VASCHE

– piscine e vasche di idromassaggio,
– vasche calde.

FONTANE DECORATIVE
APPARECCHI DI EROGAZIONE OSSIGENO
SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO MACCHINE UTENSILI

HABITAT DELLA LEGIONELLA NEGLI IMPIANTI

DOVE VIVE E COME SI SVILUPPA LA LEGIONELLA

Negli impianti, la legionella può trovarsi isolata oppure ospite di protozoi come le amebe. Inoltre, isolata o ospite di protozoi è presente:

1. libera nell’acqua;
2. ancorata a biofilm: cioè ad aggregati costituiti da altri batteri, alghe, polimeri e sali naturali.

Ed è proprio in questi aggregati che la legionella trova il supporto indispensabile, per vivere e svilupparsi.
Studi d’alto livello sulla natura e caratteristiche dei biofilm sono stati e sono tuttora condotti presso l’Università di Stato del Montana (MSU), che dispone in merito di un apposito centro di ricerca: il CBE (Center for Biofilm Engineering).

Dalle pubblicazioni di tale centro sono tratti i disegni sotto riportati. Quello in alto rappresenta gli scambi che normalmente avvengono fra superfici metalliche e biofilm; quello in basso l’evolversi dei biofilm quando avvengono fenomeni di corrosione.

Senza entrare troppo nei dettagli, va considerato che i biofilm si sviluppano dove ci sono:

(1) i necessari supporti di ancoraggio
(2) sostanze nutritive
(3) adeguate temperature: condizioni che, ad esempio, si possono trovare nelle torri evaporative o nei tubi che convogliano acqua calda con velocità basse: cioè con velocità che non ostacolano con turbolenze l’ancoraggio e la crescita dei biofilm.

DOVE E COME PUÒ NASCONDERSI LA LEGIONELLA

Nei biofilm, la legionella può non solo svilupparsi, ma anche nascondersi. E questo fatto va attentamente considerato in quanto rende del tutto inaffidabili i trattamenti di disinfezione che agiscono solo localmente.
Ne consegue, ad esempio, che in un impianto di acqua calda sanitaria, non basta attuare la disinfezione (chimica o termica) nel solo bollitore, sperando che, prima o poi, il circuito di ricircolo porti i batteri a passare attraverso il bollitore stesso. Sarebbe una speranza del tutto vana, appunto perché i batteri possono trovare nei biofilm rifugi sicuri.

MISURE DELLA CONTAMINAZIONE

La presenza di biofilm, inoltre, può comportare errori di tutto rilievo nel determinare i livelli di contaminazione degli impianti.
Infatti, durante le operazioni di misura, i biofilm possono rompersi (per forti sbalzi termici, improvvise turbolenze o urti meccanici) e liberare grandi quantità di batteri che, di fatto, alterano in modo considerevole l’effettivo livello di contaminazione dell’impianto. Pertanto, le misure ottenute non sono sempre sicure e nei casi dubbi devono essere rifatte.

AZIONI CHE CONTRASTANO LA FORMAZIONE DEI BIOFILM

Dunque, cercare di contrastare, la formazione dei biofilm è di grande importanza nella lotta contro la legionella. E a tal fine, in generale, si può dire questo:
è consigliabile utilizzare contenitori d’acqua e tubi con superfici a bassa aderenza per limitare le possibilità di ancoraggio dei biofilm;
– è bene, per lo stesso motivo, dimensionare i tubi con velocità elevate, anche se, in merito, non è possibile far riferimento a valori certi;
– non si deve far ristagnare l’acqua e, quindi, vanno evitati bollitori con attacchi alti, collettori con diametri troppo grandi e bracci morti a servizio di possibili future utenze.

TRATTAMENTI DI DISINFEZIONE

Sono trattamenti che mirano ad eliminare, o a limitare in modo significativo, la presenza della legionella negli impianti.
Nel sito internet www.legionellose.com (esempio di chiarezza e rigore scientifico) si sostiene che, fino ad oggi, questi trattamenti hanno dato “plus d’échecs que de succés”: cioè più sconfitte gravi che successi. E si sostiene anche che tutto ciò è da addebitare ai seguenti fattori:

  • scarsa conoscenza dei problemi relativi alla presenza dei biofilm;
  • incompleta acquisizione dei dati inerenti le specifiche caratteristiche degli impianti;
  • scarsa considerazione dei fenomeni connessi ai depositi di calcare e alla corrosione;
  • inadeguata conoscenza dei tempi di contatto richiesti fra sostanze disinfettanti e batteri.

Sono valutazioni e considerazioni che molto probabilmente colpiscono nel segno e che riteniamo giusta premessa all’analisi che segue.
Troppo spesso, infatti, certi trattamenti sono presentati come sicuri e affidabili anche quando in realtà non lo sono.

Una buona precauzione potrebbe essere tenere in considerazione interventi combinati, tenendo a mente che la ripopolazione batterica potrebbe crescere nuovamente in pochi giorni, senza adeguate procedure igieniche giornaliere.

CLORAZIONE

Il cloro è un forte agente ossidante, da molti anni usato per la disinfezione delle acque potabili. Per il trattamento antilegionella, è però richiesto in dosi molto elevate e presenta quali effetti negativi:

– la formazione di alometani (sostanze in parte ritenute cancerogene);
– l’insorgere di gravi fenomeni di corrosione;
– l’instabilità della concentrazione nel tempo;
– la poca penetrazione nei biofilm;
– l’insufficiente azione dove l’acqua ristagna;
– l’alterazione del gusto e del sapore dell’acqua.

BIOSSIDO DI CLORO

Possiede buone capacità antibatteriche, non produce alometani e permane relativamente a lungo nelle tubazioni. Le sue molecole, inoltre, possono entrare all’interno dei biofilm. Comporta, tuttavia, i seguenti svantaggi:

– deve essere prodotto “in loco” con procedure abbastanza complesse;
– può corrodere le tubazioni anche se in modo meno grave del cloro;
– richiede costi di gestione alquanto elevati.

IONI POSITIVI DI RAME E DI ARGENTO

Esercitano una forte azione battericida dovuta al fatto che la loro carica elettrica può alterare la permeabilità degli organismi cellulari e portare ad una degradazione proteica. Possono, inoltre, accumularsi nei biofilm. Pertanto il loro effetto persiste (per alcune settimane) anche dopo la disattivazione del trattamento. Questi i principali svantaggi:

– non possono essere usati con superfici zincate in quanto lo zinco disattiva gli ioni d’argento;
– la loro concentrazione non deve superare i limiti ammessi per l’acqua potabile;
– richiedono costi elevati.

ACIDO PERACETICO

Alcune esperienze dimostrano una discreta efficacia di questo composto nei trattamenti shock.

BATTERICIDI DI SINTESI

Messi in commercio da Società specializzate nel trattamento dell’acqua, possono essere attivi anche contro la legionella. Alcuni di questi prodotti esercitano anche un’efficace azione contro le incrostazioni e i biofilm. Sono, comunque, da verificare gli effetti negativi legati alla specificità del prodotto, alla loro stabilità nel tempo e agli effetti sugli utenti.

OZONO

Può esercitare una forte azione contro la legionella, gli altri batteri e i protozoi presenti nei biofilm.
Si deve, tuttavia, considerare che il trattamento con ozono:

– richiede costi elevati per le attrezzature di produzione e dosaggio;
– necessita di una manutenzione accurata;
– ha un’efficacia alquanto limitata nel tempo;
– degrada alcuni prodotti utilizzati per trattamenti anticalcare e anticorrosione;
– può accrescere la possibilità che si formino nuove infezioni.

L’azione dell’ozono sulla corrosione è ancora alquanto controversa. Alcuni Autori sostengono che esso la favorisce, altri il contrario. E giustificano quest’ultima tesi col fatto che l’ozono può ossidare l’azoto presente nell’acqua formando composti (nitrati e nitriti) che inibiscono la corrosione degli acciai.

ACQUA OSSIGENATA CATALIZZATA

È una tecnica di disinfezione che associa all’acqua ossigenata un catalizzatore (solitamente un sale d’argento). La sua efficacia dipende dall’azione del catalizzatore.
In teoria, l’acqua ossigenata presenta diversi vantaggi, tra cui prodotti di decomposizione non tossici. Vantaggi e svantaggi reali sono, però, ancora poco conosciuti in quanto è assai limitata l’esperienza pratica.

FILTRAZIONE

È un trattamento che ha il suo punto di forza nella possibilità di ridurre la contaminazione dell’acqua senza alcuna aggiunta di prodotti chimici. Due le tecniche in uso:
. il sistema tradizionale con filtri di sabbia, che viene utilizzato soprattutto coi circuiti di raffreddamento;
. il sistema con microfiltri (da 1 µm e anche meno) ad elevata portata, che si utilizza, sia coi circuiti di acqua calda sanitaria, sia coi circuiti di raffreddamento. In commercio esistono microfiltri in grado di trattare diverse decine di metri cubi d’acqua ogni ora.
Questi i principali inconvenienti della filtrazione:

– richiede costi elevati;
– necessita di una manutenzione accurata;
– la sua efficacia non è costante nel tempo per la progressiva occlusione dei filtri;
– è esposta a rotture improvvise dei filtri;
– sussiste il pericolo di contaminazione dei filtri da parte di altri batteri.

RAGGI ULTRAVIOLETTI (UV)

Sono in grado di inattivare i batteri che passano attraverso le apparecchiature di emissione dei raggi.
Va, tuttavia, considerato che tali apparecchiature possono esercitare solo un’azione locale. Inoltre la torbidità dell’acqua può creare coni d’ombra che proteggono i batteri.
Pertanto all’azione dei raggi UV vanno associati altri sistemi di disinfezione.
Sussistono limiti anche per quanto riguarda la quantità d’acqua che può essere trattata da ogni apparecchiatura. Infatti, il flusso del fluido sottoposto all’azione dei raggi deve avere uno spessore piccolo (in genere non più di 3 cm) e questo riduce sensibilmente la portata delle apparecchiature utilizzate per il trattamento.

TRATTAMENTI TERMICI

Come nel caso della filtrazione, il punto di forza di questi trattamenti sta nel fatto che essi possono esercitare una completa azione battericida senza alcuna aggiunta di prodotti chimici e senza aver bisogno (come nel caso dei raggi UV) di sistemi integrativi.
La loro azione si basa sul fatto che le temperature elevate causano la morte dei batteri in generale e della legionella in particolare. Il diagramma sotto riportato indica i tempi di sopravvivenza della legionella al variare della temperatura dell’acqua.

Tale diagramma (derivato da uno studio di J.M. HODGSON e B.J. CASEY) è ormai assunto, a livello internazionale, come sicuro punto di riferimento per la disinfezione termica della legionella e, di fatto, ha sostituito i vecchi diagrammi decisamente meno attendibili e più penalizzanti.
In pratica il diagramma ci assicura che se l’acqua è mantenuta sopra i 50°C non c’è alcun pericolo che si sviluppi la legionella, anzi la sua eliminazione avviene nel giro di qualche ora.
In seguito esamineremo più attentamente i limiti, le prestazioni e le reali possibilità di applicazione dei trattamenti termici.

PISCINE, TERME E FONTANE DECORATIVE CON GETTI D’ACQUA

Di seguito riportiamo, in corsivo, le richieste delle L.G.A. 2000 e, in caratteri normali, le nostre
considerazioni:

PISCINE TRADIZIONALI

Per quanto riguarda le piscine alimentate con acqua dolce, la normativa vigente prevede una concentrazione di cloro attivo libero nell’acqua della vasca pari a 1 mg/l (0,7-1,2 mg/l).
Sebbene tali valori del cloro rendano improbabile un’eventuale contaminazione da legionella,
tuttavia, si raccomanda in occasione dello svuotamento periodico della vasca (da effettuarsi
almeno una volta all’anno) la pulizia disinfezione shock della vasca, delle tubature e la sostituzione dei filtri della vasca, la revisione accurata dei sistemi di circolazione dell’acqua, con eliminazione di ogni deposito ed inoltre la periodica manutenzione con smontaggio e accurata pulizia di rubinetti e docce.

PISCINE PER IDROMASSAGGI E IDROTERAPIE

Sono piscine più esposte al pericolo legionella di quelle tradizionali. Sono, infatti, mantenute a
temperature più elevate e quindi più idonee allo sviluppo dei batteri. Inoltre, possono essere frequentate da pazienti immunodepressi o affetti da patologie polmonari croniche.
Altre indicazioni relative alle piscine
Per quanto riguarda la disinfezione batterica delle piscine, il Centro Controllo delle Malattie di Atlanta (probabilmente il Centro internazionale più qualificato in merito) propone di adottare i seguenti valori (min | ottimale | massimo):

Cloro libero (mg/l)
3,0 | 4,0 – 5,0 | 10,0

Cloro combinato [cloroammine] (mg/l)
0 | 0| 0,2

Bromo (mg/l)
4,0| 4,0 – 6,0| 10,0

PH
7,2| 7,4 – 7,6| 7,8

Il livello massimo di 10,0 mg/l (per il cloro libero e il bromo) è da ritenersi accettabile solo per periodi relativamente brevi.

I valori classificati come “ottimali” devono essere considerati come minimi sul piano del trattamento antilegionella. La legionella è infatti molto più resistente, al cloro e al bromo, degli altri batteri considerati pericolosi per la salute dei bagnanti.
Per il buon controllo dei parametri consigliati vanno utilizzati sistemi automatici di dosaggio.
È anche opportuno installare sistemi automatici di iniezione, prima e dopo il filtro, in modo da assicurare che le giuste concentrazioni di sostanze disinfettanti siano mantenute all’interno del filtro e alla sua uscita.

STABILIMENTI TERMALI

In merito le L.G.A. 2000 riportano che: “per quanto riguarda gli stabilimenti termali, un trattamento di disinfezione delle acque non appare attuabile in quanto l’acqua minerale naturale utilizzata per le cure termali non può essere trattata, mentre si può procedere ad un’adeguata progettazione degli impianti, evitando l’uso di materiale e componenti che forniscano un pabulum per la legionella (ad esempio alcune gomme utilizzate per le guarnizioni) o mediante una strutturazione dell’impianto che eviti rallentamenti del flusso idrico o ristagni.”

È molto probabile, però, che in questi impianti la sola progettazione, seppur adeguata, non sia in grado di eliminare il pericolo legionella.

Gli stabilimenti termali, infatti, possono offrire alla legionella condizioni ideali di sviluppo. In particolare, possono offrire temperature favorevoli e abbondanti sostanze nutritive, che derivano dall’alta densità di utilizzo delle vasche termali e che sono costituite da: cosmetici, frammenti di pelle, batteri vari, funghi e altri composti organici.

In relazione al tipo di acque termali e al loro ciclo di utilizzo, è pertanto consigliabile prendere in esame anche la possibilità di adottare adeguati sistemi di disinfezione.

FONTANE DECORATIVE CON GETTI D’ACQUA

Sono fontane in cui l’acqua viene spruzzata nell’aria con getti meccanici ed è poi raccolta in vasche artificiali. Sono collocate all’aperto o in ambienti chiusi: ad esempio in centri commerciali, fiere, hall di alberghi, ecc…
Le temperature che favoriscono lo sviluppo della legionella possono essere raggiunte all’aperto con l’aiuto degli apporti termici del sole, e al chiuso con il contributo di fonti interne di calore quali: il riscaldamento e l’illuminazione. Possono, inoltre, contribuire al riscaldamento dell’acqua anche le stazioni di pompaggio e di filtrazione.
Per limitare, in queste fontane, il rischio legionella, vanno evitate zone di ristagno dell’acqua.
Per la disinfezione delle acque sono utilizzabili sostanze chimiche, che in ogni caso dovrebbero rispettare precisi limiti normativi. In merito, attualmente, si può far riferimento alle prescrizioni EPA (Environmental Protection Agency), che considerano in modo specifico il caso delle fontane decorative.

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